Erasmus Plus. Una chiave per l’Europa

L’Europa è in crisi. Spinte sovraniste e nazionaliste sembrano offuscare i traguardi pacifisti che si celavano dietro la costituzione delle iniziali comunità  economiche CECA ed  EURATOM con cui i padri fondatori nel 1951 firmarono  il Trattato di Parigi con il fine principale della salvaguardia della pace che, dopo la seconda guerra mondiale sembrava essere un interesse comune e sentito.

Accanto alle attuali e preoccupanti  spinte disgregatrici  vi è però  una forza, uguale contraria che agisce a collante dell’Unione Europea, ed è quella dei giovani in mobilità Erasmus PLUS. Il programma, che deriva il suo nome dall’umanista e teologo olandese Erasmo da Rotterdam, promuove sin dal 17 giugno 1987 l’incontro delle diverse anime europee e dal 2014 ha assunto l’attuale denominazione di Erasmus Plus per l’istruzione, la formazione, la gioventù e lo sport.

Anche presso il liceo scientifico “G. Rummo” fervono i preparativi per l’accoglienza di partner europei; si tratta di Lituania, Lettonia e Portogallo le cui delegazioni di studenti e rispettivi docenti saranno ospiti delle famiglie di alcuni giovani liceali il prossimo ottobre.  Nel frattempo dieci alunni del Rummo si sono avvicendati nelle due mobilità già effettuate in Lituania, in febbraio, e in Portogallo, in maggio, nella suggestiva città di Porto. “Together against cyberbullying”- lotta al cyberbullismo è il tema  su cui le nazioni coinvolte si confrontano per approfondire le dinamiche individuali e sociali operanti in ciascun Paese, responsabili del fenomeno, e condividere gli approcci legislativi con cui ogni Paese  affronta il delicato  problema. Obiettivo del progetto è individuare buone pratiche operative da disseminare nelle rispettive comunità educanti.  Workshop interattivi  promossi da psicologi , lectures tenute da docenti del mondo accademico,  riflessioni  su corretti stili di vita e legalità promossa  dalle forze di polizia sono state finora le forme prescelte dai docenti dei vari Paesi coinvolti  che  cooperano per la buona realizzazione del progetto.

I risultati sono immediatamente apprezzabili  ed entusiasmanti secondo Sonia Caputo, coordinatrice  del progetto italiano. I ragazzi tornano cambiati dal confronto con le culture diverse, a dire della docente. “Sicuramente più consapevoli sulle tematiche affrontate,  il valore aggiunto di tali iniziative sta però nella capacità che esse hanno  di rammendare le falle nella trama europea di cui una cattiva politica e l’ideologia dell’odio sono responsabili.  Un abbraccio e la promessa di rivedersi ancora, l’esigenza  di costruire un legame più forte e consapevole, la voglia di  comunicare, anche mettendo a punto le competenze maturate nella lingua veicolare inglese, e il desiderio che l’altro comprenda e apprezzi aspetti della propria  cultura,  sono palpabili nelle manifestazioni finali di commiato, nella commozione malcelata sui volti di adulti e adolescenti di rientro nei propri rispettivi luoghi. Tutto ciò testimonia di una scuola che possiede  gli strumenti in grado di raccogliere la sfida educativa, di esorcizzare le paure, di “educare” anche  i genitori , attraverso i figli , all’accoglienza”.

Il progetto “Together against cyberbullying”, nella migliore tradizione dei progetti Erasmus Plus, crede nel contributo dei suoi giovani partecipanti e li coinvolge in un modello di società partecipativa secondo i principi delineati nella “Strategia di Lisbona 2020”; li spinge ad essere inclusivi, accogliendo  quindi la sfida all’inclusività lanciata dal MIUR e  tradotta nei nuovi Piani dell’Offerta Formativa, ad acquisire nuove conoscenze, curriculari e trasversali,  spendibili  in un mercato del lavoro in cui sapersi misurare , in cui sviluppare capacità imprenditoriali , imparare ad essere resilienti, creativi, innovativi, efficaci.

“Aver sperimentato  capacità adattative in giovane età, anche in un contesto protetto quale è una mobilità Erasmus Plus,  può indurre il giovane che da adulto  desideri  o sia  costretto ad emigrare, a ripensare all’Europa come alla propria casa, dai confini solo più dilatati”, è il commento ultimo della docente.

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